la Carta della Terra
La storia dello sviluppo sostenibile

Il tema della “sostenibilità” ha una storia lunga e la stessa espressione "sviluppo sostenibile" ha subito, nel corso del tempo, così tante mutazioni da aver assunto oggi un significato talmente generico e polivalente da rendere impossibile un riferimento univoco.
Ecco alcune pietre miliari di questo dibattito ancora aperto.

Un buon punto di partenza è il 1972: in quell’anno esce, infatti, il Rapporto del Club di Roma "Limits of Growth" (uscito in italiano con il titolo un po’ fuorviante de I limiti dello sviluppo). Anche se l’espressione “sviluppo sostenibile” non vi compare esplicitamente, il Rapporto ha il merito di far entrare con forza nel dibattito internazionale il tema della insostenibilità di un modello di sviluppo che sembra considerare il pianeta una miniera inesauribile di risorse a nostra disposizione.

Lo “sviluppo sostenibile” entra ufficialmente in scena nel 1987: il Rapporto Brundtland (Our Common Future) lo definisce esplicitamente come quello sviluppo capace di soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli delle generazioni future.

Il concetto verrà ripreso e integrato qualche anno dopo in occasione della Conferenza Onu su ambiente e sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992 (Earth summit). Dalla Conferenza di Rio emerge l'idea che uno sviluppo che voglia essere realmente sostenibile non possa limitarsi ai soli aspetti ambientali, ma debba prevedere l'intreccio indissolubile tra questi e le problematiche della giustizia economica e dell'equità sociale: una vera sostenibilità dovrà essere contemporaneamente ambientale, economica e sociale (ricordiamoci che viviamo in un mondo in cui il 20% della popolazione mondiale si accaparra l’80% delle risorse del pianeta). Un altro messaggio forte di Rio è la stretta connessione tra gli aspetti globali e quelli locali come espressa dallo slogan “Pensa globalmente – Agisci localmente”.

In questa direzione si muove Agenda 21: un corposo documento adottato dai partecipanti al vertice, che contiene le linee guida (in campo sociale, culturale, ambientale ed economico) cui devono ispirarsi progetti di sviluppo sostenibile. In questo documento grande importanza viene assegnata al ruolo attivo della popolazione interessata unitamente ad un rafforzamento del ruolo della autorità locali. In particolare, il Capitolo 28 spinge ogni singola comunità ad elaborare una versione locale di questo documento, la cosiddetta Agenda 21 Locale che, nelle intenzioni, dovrebbe essere un vero e proprio piano condiviso di azione ambientale, frutto di una strategia che preveda la più ampia partecipazione possibile della popolazione.